I pub debbono essere bui. Troppa luce dà fastidio quando vuoi star da solo in compagnia della tua birra e di quei quattro disgraziati che chiami amici da quando non sapevi nemmeno cosa fosse la birra. I pub debbono essere bui, in modo tale che lo stress della giornata scivoli via dolcemente insieme ai mali del mondo, senza far rumore. Anche la musica è importante, fondamentale. Non esiste un suono perfetto per un pub, o forse si, ma io ho sempre pensato che fosse una leggenda. Perché quel suono perfetto esiste solo nel subspazio di un equilibrio precario, posto sul confine tra la musica rock, le tonalità reggae, il blues, il jazz e l'elettronica. E per quanto tu possa miscelare con cura Jimi Hendrix, Keith Jarret, Blur, Sublime, Xavier Rudd, Moby e Bob Marley, non troverai mai la combinazione perfetta. Di base possiamo prender per buona quella regola generale valida anche per le luci. Serve una musica che sappia farti scivolar via dolcemente lo stress della giornata e i mali del mondo, senza farti troppo male. I pub debbono anche essere nascosti e poco frequentati. Quei pub rumorosi e sempre pieni, vicino a piazza Navona o a Ostia Centro, lasciali perdere. Il pub deve essere il tuo pub, dovete conoscerlo solo tu, Lenny, Karl e Barney.
Il mio Pub era fatto così. Silenzioso, nascosto e con una musica che si, ti faceva scivolar via tutto quanto. Un piccolo pub al piano terra di un grande palazzo, proprio davanti la stazione della metro. Negli anni ottanta i Police fecero uscire un brano dedicato alla lotta di liberazione dell'Irlanda del Nord. Un brano che parlava di una speranza, una speranza in cui rifugiarsi quando il giorno volge al termine, e che sappia riscaldarti come fosse un sole, un sole invisibile. E proprio quel grande murales sulla sinistra, in cui un uomo reggeva un oscuro sole i cui contorni erano appena accennati, ti ricordava che anche quel pub, come la canzone dei Police, si chiamava "Invisible Sun".
Una sera mi sono seduto lì dentro, ero col mio amico. Birra e musica scivolavano come da regola, portandosi via un pò di mondezza accumulata in giornata. Non avevamo molta voglia di parlare. Silenzio. Due amici che si conoscono abbastanza bene da condividere il famoso, maledetto momento di silenzio. "Amarezza", sussurra lui senza togliere lo sguardo dal bicchiere. Rispondo con una smorfia. Ancora silenzio. "Stai pensando a lei?". "No", ma dopo un breve momento di piacevole silenzio, mi correggio "SI... non lo so...". "Che ha di speciale?" fa lui alzando lo sguardo dal bicchiere. "Qualsiasi cosa abbia tanto a lei non posso dirlo...". Sorriso per entrambi, poi di nuovo silenzio.
E per un attimo mi è parso di vederla, anche lei seduta in quel pub, a guardarmi con quei suoi occhi che fanno così male ed il suo sorriso, dolce e meravigliosamente malinconico. Per un attimo mi è sembrato di sentire quella sua voce squillante, lo strano accento. Per un secondo le mie narici si sono riempite del suo profumo, mentre un brivido sul collo mi faceva credere che le sue dita mi stessero accarezzando. Ed è così che il petto si stringe tutto d'un colpo e qualcosa comincia a salire rapido, come un conato di vomito, su ed ancora più su, fino alla gola. Faccio appena in tempo a cacciar giù un altro sorso. Le parole che non le ho mai detto, la frustrazione di starle vicino pur restando tanto lontano, la rabbia nel vederla tra le braccia di un altro, l'odio, l'odio profondo per quella strana amicizia, l'ipocrisia fatta di volere ma non potere perché se volere è potere, non potere non vuol dire per forza non volere. Tutto lì, bloccato in gola insieme alla birra.
Non esiste un suono perfetto per un momento del genere, e per quanti generi si possano miscelare, quel suono non lo troverai mai perché lui non esiste, non in questo universo. Però c'è quella musica che ti fa chiudere gli occhi ed aiuta la birra a ricacciar dentro quello che non vuoi che venga fuori, dolcemente, senza farti troppo male. Ed una volta che li riapri gli occhi, il peggio è passato. Vedi ancora il locale, le cameriere, il tuo amico che pensa ai cazzi suoi. E così i cattivi pensieri, che sono neri per loro natura, si perdono nel buio e poco a poco svaniscono. È per questo che i pub debbono essere bui.
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