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giovedì 28 giugno 2012

Eudora.

Guardo lui e un pò lo invidio. Le sue parole sanno di poesia dimenticata, talmente raffinata che non posso nemmeno immaginare di poter creare qualcosa di paragonabile. Vive a pieno, con passione. Lo conosco da poco ma basta poco per capire che è un passionale. Ha tanta di quella passione che se me ne cedesse appena un millesimo, forse riuscirei a liberarmi di questa anestesia assonnata che mi avvolge da anni. Sarà che è più giovane, vallo a capire. Magari all'età sua si fa così, io non lo ricordo. Magari la sua è un'età in cui sei capace di scrivere per ore della tua ex dai capelli rossi, perché la sua è l'età in cui le storie d'amore si vivono senza 'se' e senza 'ma', quell'età in cui si sta male se una storia finisce. L'età della passione. O forse no. Forse non è l'età. È proprio lui. Forse io sono diverso. Io di ex dai capelli rossi non ne ho, io sono Linus, non Charlie Brown, e non so parlare altro che della mia stupida coperta fatta di cinismo. Magari è così. O forse no, forse non è nemmeno quello.

So che leggi, non credere. La cosa davvero noiosa è che so benissimo cosa facciano certe persone. Le capisco, prevedo le loro mosse. Non sono particolarmente intelligente. Sono solo circondato, il più delle volte, da persone sorprendentemente banali. Ho sempre capito quando c'era qualcosa che non andava e per quanti muri t'impegnassi ad alzare tra me e te, io finivo sempre seduto sulla cima, con una birra in mano e l'aria annoiata, a guardare cosa ci fosse oltre. E nonostante il tuo sudore e la fatica per costruirli sempre più alti, non c'era muro che non riuscissi a scalare con relativa facilità. Alla fine, credimi, uno si annoia.
So che leggi, non raccontare cazzate. Almeno non stavolta. Non sono più tanto disposto a far finta di crederci. Di te non ho mai parlato, non ci sono state poesie, né racconti. Anzi, a dirla tutta non credo di averci nemmeno mai pensato. Se vuoi spiegatela così. Dì pure che è colpa dell'età, che sono un vecchio incapace di emozionarsi, tenta di convincerti che è tutta colpa mia, che in fondo sono solo un insensibile e cinico. Spiegatela così, è più facile.

Se ad un uomo cominci a picchettare sul naso con il dito, regolarmente e molto a lungo, otterrai solo di innervosirlo. Puoi andare avanti per una vita ed anche oltre, ma non lo metterai mai knock- out. Per metterlo al tappeto devi dargli un pugno. Spesso la durata delle cose non coincide con la loro intensità. Ed anche se qualcosa dura a lungo, è quando finisce che capisci a pieno quanto contasse per te. Come un pugno. O sei a terra, oppure non ti ha fatto troppo male.

Sono Linus, non Charlie Brown. Sono un Linus la cui coperta è fatta di anestetico cinismo. In un numero degli anni settanta Linus regala ad Eudora la sua coperta. Glie la regala perché lei "ha una faccia carina". Poi lei si stufa della coperta e se ne disfà. Linus la recupera e torna in fretta col dito in bocca e la coperta sull'orecchio. Troppo impegnato per scrivere di Eudora, troppo poco ispirato. E quando pensa a lei, la sola cosa che gli viene in mente di fare è un sorriso. Quel bonario sorriso di chi guarda un cucciolo di gatto giocare col gomitolo di lana, o i bambini che corrono in un prato. Spero si divertano.

Già, nemmeno questo brano arriva ai livelli di quelle poesie e di quei racconti pieni di passione. Pazienza. La cosa strana è che il dolore è capace di sconvolgerti, di sopraffarti. Quando arriva ti segue pure al cesso, ti tiene sveglio la notte e ti fa dormire il giorno. Ma per quanto possa essere terribile, la sola cosa peggiore del più atroce dei dolori è l'incapacità di provarne. Quella maledetta anestesia in cui nulla sembra poterti perturbare, nulla ti rende triste, nulla ti fa felice. Quella coperta di merda che piano piano ti avvolge fino ad isolarti, fino a farti credere che la tua vita è una cosa che in realtà non sta succedendo a te, e si può affrontare con il dovuto distacco.

Scrivere poesie e racconti pensando alla propria ex, per sfogare quella passione che ti brucia dentro. Credo sia per questo che lo invidio tanto.

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