Nel contatto ho un brivido ma lesto svanisce, giusto il tempo di raddrizzarmi la schiena e ricordarmi come dovrebbe essere. Scivolo in un calice di benessere, colando nello stampo fluido di purezza azzurrina.
Sembra fatto appositamente per me, da un artigiano che conosce i miei spigoli meglio delle curve della sua donna. Non ho memoria di nulla di uguale, un avvoglimento fresco ed effervescente che mi culla e lenisce le mie ferite
Come mamma orsa.
Sotto lo specchio scorriamo, fluttuiamo e ci sfioriamo come delfini innamorati.
Le rocce aspre e taglienti sono un ricordo vago e confuso ora che del Grande Blu sono divenuto il figlio.
Che la decenza di Bianca Maria si corroda, le lame di seta non varranno a trafiggermi il senno, le squarcerò tutte e prima ancora che si accostino saranno brandelli. Sarò una sfera.
Dalla montagna più alta alle profondità della terra.
Ora il vaso è scoperchiato. Nelle mura una breccia. Della vergogna non v'è traccia.
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