serrano a chiave, si mischiano, imprecano.
Placano Tic, cingono il Cric,
in preda agli spasmi, miasmi e Joystick.
Che canali seccati son moria di barche.
Denaro laccato, leccato da vacche,
le sacche profonde e non vedi il tuo naso,
oscure le pozze e bellezze nel vaso.
Pervaso il nostro vociare è concime per sordi,
il tuo luccicare è saggezza dei morti,
gli storti risorti.
Lazzaro, pane, miracoli e pesci,
impazzano rane gli strascichi lerci
in credenze e bicchieri,
stoviglie e preghiere,
congiunte le punte o ginocchia a sedere?
Che seguo il tuo Dio tra te,
i Padri e i Cugini,
le Madri le Nonne,
dove sono io?
Sai mi perdo nel legno,
mi spunto l'ingegno,
mi accendo
volo per ore,
ma dopo mi spengo.
E parte quel treno che porta giù in basso.
Ti chiamo, rispondi,
ma non muovi un passo.
Rilasso le tempie,
mi avvito le viti.
Lanciati Oh Sasso,,che così mi uccidi!
E sfoglio i miei Dizionari,
da foglio su foglio saltellano Orari.
Cerco da Oggi per tutta la Vita,
Cerco quel senso di storia ferita.
Smith
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