Si rese conto di avere la capacità di imprigionare tutti i pensieri che le passavano per la mente in mezzo a quel caos senza fine. Si accorse che il tempo aveva rallentato la propria marcia lasciandola scivolare nelle fredde acque di un fiume, dove a portarla lontano erano le sue emozioni sempre più travolgenti. Fece il respiro più profondo che i suoi polmoni permettevano e, aprendo i grandi occhi verdi, mise a fuoco il suo intorno. La prima cosa ad aprirsi strada nella sua coscienza fu il sole, se lo sentiva su tutta la pelle, scorreva dentro e fuori se stessa, illuminando e riscaldando ogni centimetro di quel sogno che solo lei sembrava percepire. Dopo un'attimo, i suoi pensieri si rivolsero alla brezza marina proveniente da ovest, quegli sporadici passaggi di vento carichi di tutti gli odori del mare non le facevano mai scordare che era a casa sua. Si accorse anche di quanto il cielo fosse blu di estate e di quanto amasse passare il tempo in quel piccolo pezzo di strada.
La sua mente si spostò da una cosa all'altra finche arrivò ai suoni, ma non quelli che la circondavano. Cercò di andare al di là delle urla e i frastuoni. Si accorse di riuscire a percepire in lontananza un suono, si concentrò ancora di più, erano gabbiani, che leggeri e indifferenti agli affari umani sorvolavano la scena richiamando i propri simili. Cercò di andare ancora più lontano, fino a sentire una melodia, prima confusa, poi sempre più chiara. Le bellissime note di una fisarmonica la colpirono nello stomaco, erano di una vecchia canzone, della quale lei non sapeva il nome, ma che le ricordavano quel simpatico vecchio che lei aveva sempre chiamato nonno.
Il suo cuore ormai batteva al ritmo lento e sensuale della musica e, ad ogni respiro, percepiva l'odore delle rose esposte su un balcone vicino. Ai suoi quattordici anni non si era mai sentita così, non si era mai fermata a leggere tra le righe della propria esistenza, e fu proprio in quel momento che capì.
Capì il tutto e il nulla. Si sentì libera da qualunque cosa, libera dal proprio corpo, libera dai propri pensieri. Capì che il mondo che la circondava era stato creato da lei e il suo compito era quello di percepirlo fino alla sua ultima essenza, per poi dimenticarlo ed andare avanti nella lunga strada dell'infinita esistenza. Era tutto così chiaro nella sua mente e così bello, che decise di disegnarsi un sorriso sulle labbra, mentre chiudeva gli occhi assentandosi da tutto e da tutti. Niente avrebbe potuto strapparla dalla sua folle consapevolezza. Era così impegnata a percorrere questa esperienza onirica che la sua coscienza non arrivò nemmeno a percepire la pallottola che le si conficcava proprio in mezzo al centro nervoso.
I due uomini dal volto coperto che passavano a tutta velocità sui motorini, con le braccia tese in avanti e le armi ormai vuote, videro il loro obiettivo scappare in mezzo ai vicoli senza nessun danno. Mentre una sorridente giovane ragazza cadeva a terra, frutto della loro cattiva mira.
Aleph
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