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venerdì 22 giugno 2012

Dedicato al tizio che stamattina mi ha tagliato la strada a Porta Maggiore.

La guardi negli occhi e di sfuggita passi un'occhiata alle sue labbra, al seno e a tutto il resto. Quel resto che non puoi sognarti nemmeno di avere, perché non è possibile che tu lo abbia. Tutti la conoscono, tutti sono stati con lei. Il panettiere, il tabaccaio, il postino ed il lattaio. Tutti hanno baciato quelle labbra e le hanno adorate a tal punto da convincerle a scendere sempre più giù, finché non incontrassero qualcosa da avvolgere ed accarezzare per una buona mezz'ora. Tutti hanno strizzato quelle tette rifatte e si sono riempiti la bocca di quei capezzoli così piccoli e appuntiti. Tutti, tanti, troppi. La sua figa ha visto tanta di quella gente che tu manco la conosci, e quel culo è stato massaggiato da tante di quelle mani che ti stupiresti se ti dicessi quanti sono i privilegiati che hanno avuto l'onore di poterlo usare in altro modo. Ma tu continui a guardarla, e sai che non la puoi avere. Una volta ci hai pure pensato. In realtà l'hai sognato, ma il ribrezzo ti ha talmente sopraffatto che ti sei svegliato e sei andato a vomitare. Ogni volta la guardi di sfuggita, la eviti, eviti quel corpo maledetto che tanto ti è negato quanto ti attira e più ti attira, più ti fa ribrezzo la possibilità di averlo. Così la guardi negli occhi tutto sudato, sempre di sfuggita, sempre in imbarazzo. Ed uscendo di casa in tutta fretta non puoi che limitarti a ripetere sempre la stessa cosa: "Ciao, mamma".

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