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lunedì 21 gennaio 2013

Destati!


Ed infine il tempo del giudizio è giunto a spodestare i lieti giorni di spensieratezza totale e centratura estrema.
Anziani dalla schiena incurvata e dal cuore inaridito rigirano i loro ossuti polsi tra le dita scheletriche come rami secchi e morti. Infine dopo trame oscure e confabulazioni ordite nell'ombra sulla lama di un bisbiglio, ecco che all'unisono dalle cappe d'oro intrecciate capolinano mani scarne e livide ad indicar come dardi il centro della piazza.
Ivi io m'ergo. Unico ed autentico. La solitaria pietra dello scandalo che si staglia delineata dall'altrui timori.
E mi avvolgono con le loro ruigginose catene dell'oppressione omologata, un fardello gravoso che m'attanaglia polsi e caviglie, mi riga il derma, mi strazia le vene.
Tarpano le mie ali d'argento spingendomi giù nel cupo baratro della determinazione personale e della brama malsana. Vogliono colarmi in uno stampo, rendermi come loro, putrido ed incolore, poichè la mia lucentezza l'abbaglia.
Io che volevo essere uno spirito, l'azzurra fiamma della rinascita che splende sugli sterminati campi verdi, e dona speranza alle genti schiacciate dalla sferragliante ed infernale macchina dell'oppressione.
Ma no, invece m'hanno condannato a oscurarmi in un mondo di luce e a bruciare la stilla divina che m'esplodeva nel petto, sino a venirne consumato. Quel bagliore così puro e non imbrigliabile scioglieva le loro maschere di cera e costringeva gli uomini a guardarsi negli occhi ed anche oltre, sempre più giù, sino ai più segreti e reconditi anfratti della coscenza.
Ebbene così finisco il mio forsennato esperimento, tra le tenebre di una segreta che l'anima m'incarcera.
A testimonianza della mia seppur breve manifestazione d'essenza non rimmarrà che un pugno di ceneri grige e senza vita.
Ma da esse io risorgerò più forte e splendente di prima, forgiate oltre il velo saranno le mie nuove membra, allora le mie ali bruceranno di rinvigorito furore, alle fiamme purificatrici delegherò il verdetto ultimo.
Aguzzi saranno i miei occhi strappati alle stelle che dardeggeranno inesorabili come folgori dal cielo sui loro volti segnati dalla cupidigia, allora dinnanzi al chiarore ancestrale non potranno che perdersi nell'oceano di fuoco della rinascita che riserverò loro.
Sarò finalmente libero, assogettato solo alla libertà stessa veglierò sul mondo solcandone i cieli in un ardente lampo.
Perchè io mi innalzerò sempre
Perchè io sono
l'Araba Fenice

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