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domenica 16 dicembre 2012

Racconti per una bambina cieca: Gli uomini

Erano in due a contemplare silenziosi il nuovo mondo che davanti a loro si scopriva.
Due soli uomini contro l'incertezza del destino.
Ma non temevano l'ignoto.
La loro forza nasceva dall'unione.
Insieme avrebbero superato ogni dilemma, ogni avversità.
E così festeggiarono la loro libertà, e poi diedero nome a ogni cosa.
E inventarono storie assurde da raccontare agli alberi e agli animali.

Vissero per molti anni con il cuore stretto nel pugno della pace.
Ringraziarono ogni singolo colore del giorno, ogni singolo organismo vivente.
Dalla loro mente nacquero alti uomini alati, e ringraziarono anche quelli.
Si sentirono in dovere con la realtà, già che questa aveva regalato loro un sogno.

Un giorno mentre camminavano nel bosco, videro una creatura misteriosa.
Dall' albero più alto li fissava con due grandi occhi verdi.
I suoi capelli erano uguali al Dio notte. E la sua pelle bianca come il Dio sabbia.
Non sapendo che fare, i due fratelli si avvicinarono piano, e la chiamarono, ma lei non rispose.
Ci vollero tre giorni per farla scendere dall'albero e quattro per farla parlare.
Scoprirono che parlava la stessa lingua, e che si era inventata la stesse storie e ringraziava gli stessi colori.

Ubriachi dall'emozione i due erano diventati tre.
Con il suo canto, lei, imitava tutti i suoni della foresta.
E con la sua bellezza si ergeva sui pilastri dell'immortalità.
Nessun essere a lei contemporaneo riuscì a dimenticare mai il suo sorriso.
Ingenua e inconsapevole del suo grande potere visse con i due uomini.

Col tempo, la giovane donna si piantò come un seme nei cuori degli uomini e iniziò a crescere.
Piano e senza destare sospetti gli uomini si trovarono all'improvviso a fare i conti con l'amore.
La desideravano più di qualunque altra cosa al mondo.
Ma ogni uomo la voleva per se, e solo per se.

E fu così che iniziò la guerra più violenta che quel paradiso avesse mai visto.
I fiumi diventarono rossi, e gli animali magri e le piante gialle, la vita non sopportava l'odio.
I due si batterono giorno e notte con l'unico obiettivo di sconfiggere l'altro.
Solo l'amore per quella donna li accomunava adesso, un amore pazzo ed egoista.

La donna, spaventata dalla battaglia e riempita di colpe, decise di andarsene.
Camminò da sola per li mondo sentendosi la testa sempre più pesante.
Un giorno si svegliò presto e cantò la sua vita per l'ultima volta al mattino.
Qualche minuto dopo, affogò la sua bellezza nel fiume.

I due uomini la cercarono per anni, e mai la trovarono.
Ma l'assenza della ragazza non fermò i loro cuori ormai riempiti di odio e passione.
Così la guerra continuò.
Il vincitore avrebbe raggiunto la sua amata in qualunque posto essa si trovasse.
O almeno era questa l'idea che vagava nelle loro anime.

E altre donne vennero, e diedero loro dei figli.
Ma loro continuarono a combattere per una bellezza ormai lontana.
Non c'era spazio per un nuovo amore, e non ci sarebbe mai più stato.
Noi siamo i discendenti di quegli uomini.
Ogni giorno combattiamo con un nemico ormai invisibile per raggiungere una felicità da tempo irraggiungibile.
E i nostri cuori non saranno mai sazi finché non troveremo qualcosa che da tempi immemorabili non esiste più.

Solo la consapevolezza della nostra condizione e del nostro eterno egoismo ci renderà liberi dalla maledizione che ancora scorre nelle nostre vene.
E porterà finalmente la pace che una volta regnava e di cui siamo ancora degni.

                                                                                                                                    Aleph


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