E ritornano i guaiti sommessi
Destati dal roborante tacere
Mi mutano in pioggia fermata da un ombrello colorato
Mi frammentano in un esercito di flebili rimorsi fatiscenti
Perchè non m'imbriglio mai il respiro?
Talvolta s'affonda pur trovandosi dal lato giusto della condivisione
Quando cessa il reciproco scambio
Quando s'ostenta magnificenza e sicurezza
Le fondamenta s'incrinano, si minano
E la convinzione creduta d'acciaio vacilla
In una manciata di vorticosità nera e bianca
Tra le briciole sparse sul piano rinvengo barlumi di minerale
Sono grezzo e viscerale, ma la tua pressione mi smalta e nobilita
Ma quanto incide
Tanto
Troppo forse?
Non credo
E' naturale e fisiologico questo calvario di diaframmi variopinti
Ogni commessura livida profetizza il ritorno della gutturalità pettorale
Poichè nell'imbastito buffet allestito innanzi
Non si può che scegliere il medesimo frutto della volta precedente
Per saggiarne ancora ed ancora.
Null'altro bramo.
Allora mi chiedo io
Che valga veramente la candela questo pazzo gioco?
Certo... Mi rispondo quasi subito
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